Tra gli edifici di Paularo, lungo la sponda destra del Chiarsò, è impossibile non essere attratti da questa imponente architettura, importante come la famiglia Calice che vi risiedeva e che gestiva per conto della Repubblica di Venezia il patrimonio forestale locale.
I loggiati, gli archi a tutto sesto, i pilastri con i capitelli sagomati che li sorreggono, il rigore geometrico della facciata principale, tipicamente rinascimentale: tutto è elegante e curato fin nei più piccoli particolari in questo pregevole complesso del 1591 che si andò ingrandendo nel corso degli anni, di pari passo con lo sviluppo della vallata.
Per prima si aggiunse una nuova ala (che ospita l’attuale sede dell’Ecomuseo), poi la bella chiesetta di Sant’Antonio e, per finire, nei primi decenni del Settecento, la Casa Sandron, nota per il grande Cristo Crocefisso scolpito nel legno da Carlo Sbrizzai.
A chi si ferma ad ammirarlo, questo splendido edificio della metà del Seicento sembra quasi voler narrare la storia della sua origine, quella leggenda del Conte Mocenigo che per amore colse la sfida di costruire una dimora capace di rivaleggiare in bellezza con palazzo Calice, situato proprio di fronte, sull’altra sponda del torrente.
Dopo molte vicissitudini, il Palaç divenne la casa della famiglia Linussio, che ne fece il punto di riferimento locale delle sue fiorenti attività tessili.
Correva il secolo XVII quando i Calice decisero di realizzare la loro nuova maestosa residenza su un’altura presso il borgo di Villafuori, in una posizione sopraelevata da cui lo sguardo domina l’intera Paularo.
Un edificio veramente monumentale, costruito in più riprese nel corso dei secoli, oggi composto da due ali che si affacciano su un ampio cortile interno, racchiuso da muri di cinta merlati, a cui si accede attraverso un pregevole portale che esibisce sulla chiave d’arco lo stemma della famiglia.
Passeggiando nelle stradine acciottolate tra le case del borgo di Villamezzo si resta sorpresi quando si giunge ad uno slargo su cui si affacciano due eleganti edifici di proprietà della famiglia Tarussio, nota sin dal secolo XVII per la sua attività nell’industria del legname e nell’allevamento del bestiame.
Il palazzetto sul lato meridionale ha la struttura di una tipica casa carnica dall’architettura curata e conserva gelosamente al suo interno alcuni arredi particolarmente pregiati, opera dell’intagliatore paularino Giacomo Sbrizzai, detto Crociul, perché costretto a camminare con i bastoni.
Di fronte, sul lato nord della Cort, c’è l’altra residenza Tarussio, cui si accede attraverso un elegante portale d’ingresso. Ai turisti della stagione estiva, la Cort di Tarùsc offre uno spettacolo supplementare: una simpatica gara di abbellimento floreale che coinvolge tutte le case della corte e crea un colpo d’occhio straordinario per chi visita il centro di Villamezzo.
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